Le varietà di albicocche del Vesuvio

Le varietà di albicocche del Vesuvio

Dopo il fico, l’albicocco è forse l’albero fruttifero più abbondante nei contorni del Vesuvio, e tra i suoi frutti distinguiamo tante varietà: crisommola, boccuccia, pellecchiella, vitillo, cafona, vicienzo e’ maria. 

Tali prodotti sono la testimonianza di un’intensa attività di selezione varietale svolta nei secoli dai contadini vesuviani, per ottenere il meglio da una delle risorse più redditizie di questa terra. 

La boccuccia ha un sapore leggermente agrodolce e,  a seconda della ruvidità della buccia, può essere liscia o spinosa; la vitillo è grossa e tonda, apprezzata per la produzione dello sciroppato; la pellecchiella è considerata una delle migliori per il sapore particolarmente dolce e lo straordinario profumo.
Sin dal passato, le piante di albicocco erano seminate e il loro sviluppo era osservato molto attentamente: se dai frutti si evidenziavano caratteri morfologici, organolettici o commerciali interessanti erano mantenute e propagate, altrimenti erano espiantate. 

Le nuove varietà, analizzate attentamente dai contadini (dette “pelesi”, “razze veraci”, “razze riuscite” o “razze native), prendevano il cognome, il nome o il nomignolo dell’agricoltore che le aveva ottenute, oppure venivano chiamate come la località o il podere di origine, o ancora venivano definite da qualche spiccato carattere della pianta o del frutto.

Coltivazioni di albicocco sono presenti in un’area del Vesuvio che va dai 50 ai 150 metri di altitudine, in aziende di piccole dimensioni. I terreni sono vulcanici e prevalentemente sabbiosi, e si usa coltivare le piante di albicocco in consociazione ad altre piante da frutto e ortaggi: non si pratica il diserbo con sostanze chimiche e si concima solo con prodotti organici.
La raccolta manuale avviene tra Giugno e Luglio. Dopo il raccolto, le albicocche saranno gustate al punto giusto di maturazione, oppure saranno destinate alla trasformazione (pasticceria, confetture).

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